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18 Maggio 2022

GIORNO 18 aprile2022 – LUNEDÍ DI PASQUA

Spunta l’alba a Gwozdawa. Mi affretto ad alzarmi per andare con loro all’ora della preghiera. Prima recitiamo le lodi. E poi la Messa, alle 7.20. La chiesa si è riempita di gente incantevole. Alcuni bambini in prima fila. Donne anziane e alcune di mezza età. Il gruppo degli uomini è più rarefatto. Józef presiede la liturgia e lascia a me la predicazione. All’inizio della Messa, Clementina mi rivolge alcune parole accogliendomi con una semplicità e una gioia che mi commuovono.

Nelle sue parole esprime la gioia di questo piccolo paese per la mia presenza in tempo di guerra e la gioia per avere tra loro i padri Maksymilian, Piotr e Józef, la gioia di celebrare la Messa quotidiana. Mi regalano un uovo di Pasqua in porcellana e dei cioccolatini.

Alla fine della Messa ci abbracciamo come fossimo una famiglia da sempre. Benedico tutti, uno per uno, imponendo le mani. Regalo loro i rosari che ho portato dalla Spagna, fatti da padre Santiago, un frate buono e semplice, che vive a Madrid (90 anni). Apprezzano molto questo particolare. Quando li benedico mi trattengono le mani e le baciano tutt’e due sul palmo, come se fosse la mia prima Messa. Onorano il mio sacerdozio con tanto affetto. Faccio qualche foto con loro. Più tardi, mostro alcune di queste foto e dico ad amiche e amici che mi sono innamorato di queste persone. Sono io il benedetto.

Facciamo colazione in un’atmosfera di festa e di gioia. Visito la casa e i dintorni con i frati. Un posto di campagna tranquillo e silenzioso. È una sola comunità, quella di Berdichev, che si prende cura di questo luogo di silenzio e ritiro, avendo cura della pietà e della fiducia di questo piccolo villaggio, così pieno di fede e così provato fin dai tempi del comunismo.

Dopo aver terminato con Józef un’intervista con Anastasia (Suora delle “Onorate”) per il periodico della Chiesa in Ucraina, ci lasciamo con reciproca gratitudine. In mattinata è venuto Rafał da Berdichev per il congedo. Abbraccio e benedizione ai frati.

La strada fino alla frontiera è di 7 ore, con due fermate. Man mano che ci allontaniamo dal centro del Paese, la vita sembra più normale, anche se di tanto in tanto ci sono dei controlli. Più automobili e stazioni di servizio intatte e senza niente di rotto. Sembra strano, dopo la periferia di Kiev, vedere città con quasi tutti gli edifici in piedi e senza segni di guerra.

Il tragitto con Vitaly e Olek, che sono ancora così gentili da accompagnarmi, è vivace e pieno di amichevole vitalità. Apprezzo molto la loro compagnia.

Arriviamo al confine ed è triste lasciare il Paese, i fratelli, Vitaly, ma prometto di tornare.

Al confine, una coda di circa 200 persone. Famiglie e bambini. Comincia a fare piuttosto freddo. Attendiamo circa un’ora e mezza che la coda proceda molto lentamente. Intanto i volontari e la Croce Rossa ci offrono acqua e coperte, bambole per i bambini e cioccolato e the… Passano e ripassano lungo la fila, chiedendo di cosa abbiamo bisogno. Mi commuove questa umanità che avvolge l’esodo degli ucraini, di fronte alla mancanza di amore e alla barbarie che ho visto ieri.

Finalmente, dopo essere rimasto fermo per così tanto tempo, riesco a superare i due controlli della polizia ucraina e polacca. Dall’altra parte, le ONG accolgono le persone e offrono  di tutto. Accetto del cioccolato dagli spagnoli e saluto altri volontari.

Andrezj mi viene a prendere e ci avviamo verso Częstochowa, senza fermarci a Przemyśl. Incontrerò le monache carmelitane di Kharkiv che stanno lì in una casa indipendente preparata per loro, presso le Suore di San Giuseppe. Col desiderio di abbracciarle.

Arriviamo ​​dopo mezzanotte. Mi ricevono Anna Maria, la priora, e altre due sorelle. Ci salutiamo con un abbraccio lungamente atteso. Hanno preparato la cena. Conversiamo senza fretta, nonostante l’ora tarda. C’è tanto da condividere, tanta consolazione in questa profonda e vera fraternità che supera tutti i confini e raggiunge la comunione nel linguaggio comune del sentirsi UNO. Quanto calore in mezzo a tanto freddo nel nostro mondo! Se tutti gli esseri umani potessero godere di questo affetto di fratelli che mi è donato! Se le ragazze violentate o le persone  uccise in strada, se le famiglie bombardate o le persone senzatetto potessero sentire dentro di sé questo calore della Resurrezione e il calore del meglio dell’essere umano! Ma quel sogno non si è ancora realizzato in questa terra ferita. E non insceniamo riconciliazioni inesistenti, perché la Russia e Putin continuano nel loro sforzo di massacrare l’Ucraina, che chiamano “fascista” – crudele ironia! -, ma preghiamo con pacifica violenza perché vengano fatte verità e giustizia. E sì, ci sia il perdono, che guarisca e liberi vittime spezzate e carnefici crudeli, e la grazia che risani il dolore profondo della Croce dei nostri giorni e riempia la tomba vuota di un annuncio di Vita Nuova invincibile. Ma la guerra c’è ancora e non c’è alcun sentore di coscienza da parte di chi la alimenta e di chi la asseconda. Le bombe fischiano ancora nell’aria e piovono su Leopoli mentre passiamo nei suoi paraggi nel tardo pomeriggio di questo lunedì di Pasqua. E abbiamo ancora così tanto per cui pregare e così tanto per cui svegliarci e così tanti da abbracciare e confortare, senza arrenderci.

Non illudiamoci. Il perdono di Gesù sulla Croce è anche sulle nostre labbra e nei nostri cuori: «Perdona loro perché non sanno quello che fanno». E lo diceva dalla Croce. Ma le radici del male e dell’orrore sono nascoste e vive in questa terra su cui camminiamo, e i suoi stivali sono pronti a continuare a calpestare esseri umani indifesi. Abbiamo il dovere morale di armarci per questa guerra. Vi invito a portare alla luce la violenza dei pacifici che resistono a tanta ipocrisia politica, a tante menzogne ideologiche e a tanto silenzio vile, per fare fronte comune di un vangelo coraggioso con una preghiera e una vita che non si voltano indietro.

Perdonate questo sfogo. Sono molto infastidito dalla politica dei nostri giorni. Rispetto i politici che servono il popolo, che non dicono bugie, che combattono senza essere schiavi delle ideologie di partito, i politici che non cercano il potere e che non sono narcisisti. Quelli che costruiscono per tutti. Non posso sopportare che continuiamo a discutere se siamo a favore della Russia o degli USA, se siamo di destra o di sinistra, se siamo per Papa Francesco o Benedetto XVI… cadendo in una stupida trappola che non ci lascia vedere la realtà del male che ci acceca. E la follia di capi senza scrupoli.

Concludo la giornata esausto e felice di essere con le mie sorelle.